Lettera ai giornali

Vorremmo condividere sul nostro sito questa lettera inviata ai direttori dei quotidiani locali e scritta da un membro del Comitato daVicoloaVicolo che esprime in maniera molto semplice e concisa il nostro pensiero:

 

Egregio direttore,

in relazione alla questione Vallo-Tomo, dopo aver letto le espressioni di solidarietà di Manica e Gilmozzi per i colleghi Mellarini e Barozzi, e avendo seguito da vicino la vicenda, vorrei portare la voce del cittadino comune.

Se i politici si sentono offesi, feriti e allarmati si sentono i cittadini quando vedono che chi hanno eletto rifiuta sdegnosamente ogni forma di dialogo. Non è un buon segno.

Non voglio tornare su quanto già detto, la stampa ha speso fiumi di parole al riguardo. Inoltre ricostruire la vicenda non ricostruirebbe il territorio già devastato dalle ruspe. Vorrei solo aggiungere qualche tassello mancante: le fratte di Mori in questi lunghi mesi sono state visitate da politici di opposizione e di maggioranza, tecnici, giornalisti, associazioni, singoli. Venuti da vicino e da lontano, sono saliti, hanno dedicato il loro tempo, si sono formati un’opinione, spesso si sono assunti l’impegno di offrire il loro apporto per coniugare sicurezza e rispetto del territorio. Ma coloro che ora gridano allo scandalo non hanno percorso i pochi chilometri che avrebbero permesso loro di incontrare la popolazione e i loro colleghi negli innumerevoli incontri pubblici che si sono susseguiti. Per questo le loro parole sanno di vuoto, perché hanno parlato senza conoscere.

Credo comunque che la frattura con le istituzioni, che è andata crescendo nei mesi, che ha incrociato i destini di individui tanto diversi come i cittadini che hanno combattuto questa battaglia, sia stata la percezione di un’imposizione cieca espressa dapprima a parole, poi nei fatti con l’assurdo spiegamento di forze dell’ordine. Nessuno ne aveva mai visto una simile aggregazione negli anni dell’Italia democratica. E’ stato il benvenuto di Ugo Rossi ai proprietari attoniti, alla convocazione del 13 Dicembre, presso il Municipio di Mori presidiato da uomini in divisa, scudi di plexiglass, elmetti, passamontagna.

Uomini venuti da lontano che, come i locali, sembravano chiedersi perché li avessero chiamati. Anche gli animi più miti hanno provato rabbia; molti si sono chiesti chi avessero eletto, si sono sentiti traditi.

Questo è il sentimento che serpeggia. Il cittadino che lavora con dedizione per un impegno civile costruisce la società, ne è la linfa vitale che la politica ha cercato di reprimere. Il politico che non sa accettare la protesta e il dissenso dovrebbe porsi molte domande; se non sa accettare il dissenso non dovrebbe trovarsi in quel ruolo.

Invito i lettori a visitare Mori in questi giorni.

Maria Coser Cristina

 

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